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Ore
disperate
Nelle mani del popolo greco
Ora
come ora, è davvero difficile stabilire se i greci sono più stufi
dell’incompetenza sprovveduta del gruppo politico che hanno mandato al
governo, o dall’angustia di vedute di quello che si trovano come controparte
in Europa. È possibile però che la condizione di miseria annunciata che si
presenta loro in queste ore in cui Tsipras ed il suo ministro Varoufakis li
hanno fatti piombare fino al referendum li convinca a votare si e mandare casa questa combriccola di dilettanti
imbroglioni che si credono astutissimi. Le istituzioni europee, sono quelle
che sono, davvero poca cosa, vogliono persino costringerti ad abbassare la
qualità del tuo cibo, ma rispondono pur sempre ad una logica, Syriza è priva
di qualunque senso. Sel e Vendola, in confronto alla sinistra al governo in
Grecia, ricordano il realismo statalista di Bismarck. L’Unione europea ed
Angela Merkel hanno fatto tutto il possibile per raggiungere un compromesso
favorevole per la Grecia
senza sfasciare completamente il tessuto di regole dell’Unione e sinceramente
sarebbe bastato in minimo di buona volontà da parte del governo di Atene per
evitare questo scenario. Ma dopo mesi di perdita tempo è ovvio che loro sono
convinti di poter portare a casa la moglie ubriaca e la botte piena, che di
tutta la costruzione europea non gliene può importare niente, se non a
parole, che sarebbero pronti benissimo a spostare l’asse
politico della Grecia dall’altra parte del Bosforo distruggendo 50
anni di politica internazionale di quel Paese. Del resto il problema di Vaoroufakis
ministro lo abbiamo letto nel suo articolo per la stampa qualche mese fa,
resistere alla tentazione di non fare la coda in aeroporto come i cittadini
qualsiasi. Non è che però possiamo escludere che questa dirigenza da quattro
soldi che si sono dati i greci, incapace persino di presentare un quesito da
cui si capisca il significato della sfida a cui si
accinge quel paese, non sia preferita a quella che si vede impastoiata da
anni a Bruxelles. In quel caso ha ragione Angela Merkel, l’Europa salterà per
aria, perché credere che si possa andare avanti dopo
un tale fallimento, solo un’incosciente ottimista può sperarlo. Tsipras si
trova nelle mani un detonatore. Con le tensioni che corrono per il
continente, nel caso la
Grecia esplodesse, le conseguenze
saranno fatali per l’impianto unitario e chissà per quanti anni, prima che si
cerchino di gettare nuove fondamenta di una costruzione rivelatasi tanto
precaria. Qualcuno magari si sfregherà pure le mani ma
sbaglia, perché se va a picco quest’Europa non è che ne scopriamo una
migliore, ci troviamo solo immersi nel ritorno dei nazionalismi, in cui
ciascun paese pensa di poter far da solo quello che non è riuscito a fare con
gli altri. Una storia che conosciamo fin troppo bene ed i cui esiti sarebbe
meglio risparmiarli.
Roma, 30 Giugno 2015
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